Movimento Presente
La base del concetto parte dall’ontogenesi ovvero la formazione di un organismo umano studiato sulla base delle dinamiche che generano i tessuti stessi, tessuti che andranno a costituire organi e strutture, che prese nel loro insieme daranno luogo ad un organismo vivente.
Con questo assunto avremo che ogni singola struttura avrà una forma che rappresenterà la sua funzione. Esempio: un osso ontogeneticamente si forma tramite un campo metabolico di spinta che è una sorta di reazione ad una forza compressiva, diventerà una struttura che resiste alle sollecitazioni che potranno essere le più svariate, trasformando di fatto l’osso stesso ora in una leva ora in un elemento di appoggio.
I processi riparativi del nostro corpo tendono a ripristinare lo stato dei tessuti quindi la loro funzione, ma se la funzione è espressività della dinamica dei tessuti, allora il movimento assume un potenziale terapeutico.
L’osteopatia ha sviluppato una particolare modalità con cui facilitare l’espressività del movimento dei tessuti a vari livelli e ad utilizzarla in modo appropriato onde ottimizzarne il potenziale.
In questa sezione consideriamo le dinamiche che ontogenteticamente hanno generato i tessuti, il movimento è considerato su una scala molto più piccola e che, a prescindere dalla sollecitazione esterna indotta dall’osteopata, e comunque presente: movimento presente appunto. L’approccio alla persona sarà evidentemente differente, lo chiameremo afferente, in quanto l’osteopata userà le capacità palpatorie e di sincronizzazione, acquisite con molto studio e pratica. Così facendo sarà in grado di individuare le caratteristiche con cui il paziente sta esprimendo il suo movimento presente. Per produrre le condizioni che portino ad un processo terapeutico, l’osteopata non avrà bisogno di tecniche ma di variazioni della propria modalità attentiva.